Il 22 febbraio 1943 furono arrestati in via Terino (nell’edificio che porta l’odierno numero civico 12) sette giovani antifascisti di Castelfiorentino: Giuliano Baldeschi, Rossano Baldeschi, Radio Ciapetti, Angiolo Castellacci, Argo Riccomi, Pietro Orlandini, Ferdinando Viti. I sette erano tutti artigiani, di età compresa fra i 18 e i 38 anni. Un’attività autonoma che già di per sé agevolava un orientamento di indipendenza dal regime fascista, in quanto – a differenza di molti altri lavoratori dell’industria o del pubblico impiego – non erano stati costretti a prendere la tessera del PNF per poter accedere al mondo del lavoro.
L’arresto dei sette giovani avvenne nel corso di una cena promossa all’interno dell’abitazione di Ferdinando Viti, che negli intendimenti dei commensali avrebbe dovuto festeggiare il 25° anniversario della fondazione dell’Armata Rossa, nonché leggere il proclama diramato da Stalin ai soldati dell’URSS dopo la brillante vittoria riportata contro i tedeschi a Stalingrado (31 gennaio 1943). I sette giovani – e non soltanto loro – dimostravano infatti di essere perfettamente al corrente degli ultimi avvenimenti bellici grazie a “Radio Londra”, le cui trasmissioni clandestine venivano ascoltate clandestinamente presso l’abitazione di Radio Ciapetti.
I preparativi della cena furono notati da un agente dell’OVRA (la rete di spionaggio del fascismo) il quale avvertì immediatamente il vicesegretario del Fascio di Castelfiorentino, Agostino Nencini. Quest’ultimo, intenzionato a sgominare quella che in base alle segnalazione ricevuta si presentava come una vera e propria associazione con finalità sovversive, organizzò quindi l’invio delle forze dell’ordine, che circondarono l’intero quartiere. L’irruzione nell’abitazione della famiglia Viti – la sera del 22 febbraio 1943 - portò quindi all’arresto dei sette giovani.
Le condanne furono pesanti, per quasi tutti: l’unico assolto fu Rossano Baldeschi (forse per la giovanissima età) mentre gli altri subirono pene dai 3 ai 4 anni e mezzo di reclusione (con interdizione dai pubblici uffici nei casi più gravi). A due di loro (Pietro Orlandini e Radio Ciapetti) fu comminata in aggiunta alla detenzione anche una multa di 5.000 lire: una cifra enorme, per l’epoca.
La detenzione si rivelò comunque breve. La caduta del fascismo (25 luglio 1943) portò infatti alla liberazione - alla fine di agosto - dei sei giovani dal carcere di Regina Coeli (Roma) dove erano stati reclusi. Ma l’armistizio dell’8 settembre, la fuga del Re e la dissoluzione dell’esercito italiano, cui seguì l’occupazione tedesca e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, rimise tutto in discussione.
Ne derivò quindi un nuovo mandato di arresto per i sei giovani antifascisti. Tuttavia, l’appuntato dei Carabinieri di Castelfiorentino Antonio Raimondo informò la sera prima la nonna di Pietro Orlandini che l’indomani le forze dell’ordine avrebbero provveduto all’arresto di suo nipote, che in questo modo ebbe il tempo di fuggire avventurosamente nella notte (insieme a Radio Ciapetti, ma avvertendo presumibilmente anche gli altri) a San Gimignano.
L’avvertimento dell’appuntato Antonio Raimondo si sarebbe rivelato quanto mai provvidenziale: se Pietro Orlandini e gli altri fossero stati nuovamente arrestati, sarebbero finiti nuovamente in carcere a Regina Coeli, dalla quale otto mesi più tardi i nazisti prelevarono tutti i detenuti politici (270) per fucilarli insieme ad altre 65 persone alle Fosse Ardeatine.